RICOSTRUZIONI DIRETTE IN COMPOSITO

Autore: Dott. Libertucci Mauro

RICOSTRUZIONE DIRETTE

Quando mi sono laureato nel 1990 l’uso del composito per le ricostruzioni dirette era riservato prevalentemente per i denti nei settori estetici mentre per i settori posteriori si consigliava ancora l’uso dell’amalgama d’argento. Era uso comunicare al paziente che si potevano eseguire restauri diretti in composito anche nei settori posteriori avvisandolo che la durata non sarebbe stata paragonabile con un restauro in amalgama. Il motivo di questo comportamento era ovviamente dato dalla mancanza di materiali che garantissero un legame adesivo duraturo e che garantissero un grado di usura simile a quello dello smalto. Anche nei settori anteriori dove i compositi la facevano da padroni i materiali offrivano una scelta cromatica limitata e anche i prodotti più performanti offrivano un massimo 4 tonalita’ di dentine e uno o due smalti. Andando a reperire i manuali di istruzioni dei prodotti di allora desta una certa ilarità andare a leggere come venisse sconsigliata l’applicazione dell’acido ortofosforico sulla dentina per evitare problemi all’organo pulpare.

Oggi finalmente esistono sul mercato compositi che sapientemente utilizzati riproducono fedelmente le cromaticità dei denti naturali ed hanno una resistenza all’usura del tutto simile allo smalto. Da pochi anni poi la tecnologia si è spinta avanti lasciando inalterate le doti cromatiche e di resistenza e sostituendo i monomeri del passato con molecole totalmente biocompatibili. Questi prodotti sono la panacea per chi ha sviluppato negli anni le doti adatte per saper replicare le morfologie sia dei settori anteriori che posteriori perché permettono al clinico di poter realizzare dei manufatti che veramente “scompaiono” all’interno della bocca.

Mostro con una totale soddisfazione una serie di restaurati diretti realizzati con i compositi Micerium HRI, HFO e BioFunction, sia nelle forme in pasta che nelle forme flowable

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